Carlofòrte: diferénse tra e verscioìn

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Lìnia 31:
== Geògrafia ==
In [[Sardegna]] inta [[provinsa de Carbonia-Iglesias]].
== StoiaStoria ==
[[File:Capo Sandalo (Carloforte).jpg|left|thumb|250px|''Il promontorio ed il faro di Capo Sandalo'']]
'''Carloforte''' (''Carluforti'' in [[lingua sarda|sardo]] [[campidanese]]) è un'[[isola linguistica]] ligure[[lingua ligure|ligure]] e si può considerare un'"espressione linguistica di un quartiere della [[Genova]] antica", in quanto l'isola di San Pietro, a poca distanza dalla costa sarda (Sud-Ovest della Sardegna) fu colonizzata da Pegliesi[[Pegli]]esi provenienti da [[Tabarka|Tabarca]], località [[Tunisia|tunisina]], nel [[1738]].
 
Carloforte, unico centro abitato dell'isola, fu realizzata su progetto dell'architetto piemontese [[Augusto de la Vallée]]. In attesa del suo completamento i profughi giunti da Tabarca sostarono alcuni mesi, assistiti economicamente dalla diocesi di Iglesias e dalla corona sarda, nei fabbricati della tonnara "Su Pranu" di Portoscuso.
Gli abitanti di Carloforte conservano ancora intatto il dialetto dei loro avi liguri che per il comune passaggio nell'isola tunisina di [[Tabarka]] è detto ''[[tabarchino]]''. Gli abitanti di Carloforte sono detti Carlofortini o Carolini; parlando di sé stessi, in termini di etnia, si definiscono Tabarchini.
 
I suoi abitanti partirono nel [[1542]] da [[Pegli]], giungendo da Pegli e dai vicini paesi della riviera ligure, ed al seguito dei [[Lomellini]], cospicuo casato genovese dedito ai traffici che aveva avuto concessioni territoriali in queli luoghi, si insediarono sulla costa tunisina nell'isolotto di [[Tabarka]] nei pressi di Tunisi, dove pescarono [[corallo]] e si dedicarono a traffici e commercio fino al [[1738]]; vennero per questo definiti "Tabarchini".
 
Nel 1738 una parte dei Tabarchini, con a capo Agostino Tagliafico, chiese al re [[Carlo Emanuele III]] di Savoia di colonizzare, in prossimità della Sardegna, l'Isola degli Sparvieri (Accipitrum Insula) allora deserta, e poi ora definita [[isola di San Pietro]]; negli ultimi anni a Tabarka era diminuito il corallo, e continue erano le loro disavventure politico-commerciali con i diversi rais governanti i territori del Nord Africa; la concessione dei Lomellini era diventata meno redditizia, ed erano aumentati i dissidi con i rais che li rendevano liberi o viceversa li facevano schiavi a seconda di chi regnava a Tunisi o ad Algeri in quel momento.
Per questo motivo, stanchi di queste vessazioni, chiesero al re sardo un luogo per continuare in tranquillità i loro commerci, soprattutto in spezie e stoffe pregiate, con il resto del Mediterraneo. Fu scelta l'isola degli Sparvieri, mediante una regolare infeudazione.
 
In onore del Re, a cui i nuovi abitanti eressero una statua nella piazza principale del paese e come segno di riconoscimento e fedeltà, il paese si chiamò Carloforte (Forte di Carlo) ed a San Carlo Borromeo fu dedicata la chiesa parrocchiale, il Re donò per l'occasione un pregiato quadro raffigurante il Santo Patrono, ancora oggi nell'abside della parrocchiale.
 
I primi periodi della colonizzazione furono durissimi per la presenza di aree insalubri, con conseguenti vere e proprie epidemie, che decimarono la popolazione; in seguito a bonifiche del territorio la colonia riuscì a migliorare le proprie condizioni ed a prosperare, fu di supporto l'arrivo di altri coloni da Tabarka, e di un gruppo di famiglie provenienti direttamente dalla Liguria.
Un'ampia zona paludosa bonificata presso il paese fu allestita a salina, che risultò essere molto redditizia.
 
Un secondo insediamento di coloni provenienti da Tabarka si ebbe nel [[1770]] nella vicina [[Isola di Sant'Antioco]], sul lato prospiciente all'[[Isola di San Pietro]], dove fu fondato il paese di [[Calasetta]].
 
Nel [[1798]] Carloforte subì una feroce incursione piratesca: 900 suoi abitanti furono catturati e tenuti schiavi a [[Tunisi]] per cinque anni. Successivamente furono liberati, pagando un oneroso riscatto, dal re [[Carlo Emanuele IV]] di Savoia.
Le persecuzioni piratesche però continuarono ancora per diversi anni, fino a quando il fenomeno fu definitivamente represso in tutto il Mediterraneo.
 
A testimonianza delle incursioni barbaresche restano ancora alcuni tratti di mura di cinta a difesa del paese, la dotazione di forti, e diverse torri di avvistamento.
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Con l'avvento della breve dominazione francese una parte della popolazione inneggiò ai nuovi principi sociali di libertà e fraternità della rivoluzione, altri furono avversi, ci furono per conseguenza disordini e conflitti nel paese; i sostenitori del re, a scopo preventivo, avevano già organizzato in poco tempo la rimozione ed il seppellimento della statua del re, temendo che i francesi potessero distruggerla, (il re era nemico de francesi); nella fretta di nasconderla, poiché la statua non entrava agevolmente nella buca faticosamente ed in tutta fretta preparata alla base del basamento, il braccio della statua fu spezzato intenzionalmente, dato che sporgeva dal terreno, perché non restasse visibile; e col braccio spezzato è ancora oggi, come si può vedere, ritornata sul piedistallo nella piazza del lungomare della cittadina, a ricordo e testimonianza di quel momento storico.
 
Il [[10 novembre]] [[2004]] Carloforte è stato riconosciuto come [[comune]] onorario dalla [[provincia di Genova]] in virtù dei legami storici, economici e culturali con il [[Genova|capoluogo ligure]] e, in particolare, con [[Pegli (quartiere di Genova)|Pegli]]. Nel [[2006]] questo riconoscimento fu dato anche alla vicina città di [[Calasetta]].
 
Carloforte vive tutti gli anni celebrazioni di gemellaggio con [[Pegli (quartiere di Genova)|Pegli]]. Anche l'architettura, la cultura, i costumi, gli usi di Carloforte sono di tipo strettamente ligure.
 
Una parte minore di popolazione proveniente dall'esodo da Tabarca si diresse alla costa spagnola nei pressi di [[Alicante]], fondando il villaggio di [[Nova Tabarca]] e anche a Bonifacio a sud della Corsica, dove però la popolazione attuale, pur conservando in parte i cognomi originali, è stata completamente assorbita come linguaggio e costumi dalla comunità di lingua [[Valenziano|catalano-valenziana]] o dal francese.
 
La popolazione tabarchina è dispersa inoltre in tutto il mondo, primariamente è ritornata a [[Genova]] e sulla costa ligure, a Gibilterra, a [[Buenos Aires#Quartieri o Barrios|Boca]] di [[Buenos Aires]], e come detto a [[Bonifacio (Francia)|Bonifacio]] in [[Corsica]] ed in genere soprattutto in città portuali per un numero stimato di oltre 18.000 persone.
 
== Pòsti de interesse ==